Visita e degustazione all’acetaia Aceto Balsamico di Modena Del Duca, imperdibile se si visita Modena
Modena è una delle tappe fondamentali nel meraviglioso viaggio tra le eccellenze italiane in campo alimentare, o come viene etichettato ai tempi moderni, il comparto del “Food”.
Un’etichetta che a nostro avviso non basta a descrivere l’unicità dei nostri Prodotti. Capolavori veri e propri in cui storia, tradizione e arte si intrecciano. Trasposizioni gastronomiche delle bellezze storiche e paesaggistiche che esponiamo in tutto lo stivale.
Non per nulla in italiano si usa il termine Gastronomia, per raccogliere tutto ciò che ha a che fare con l’arte della cucina, con l’abitudine alla buona tavola.
Si parla di arte per l’appunto, di abitudine a ciò che è buono. Un’abitudine che la Famiglia Grosoli ha costruito nel tempo e, tramite i loro prodotti, portato nelle tavole di molte famiglie.
Storia dell’acetaia Aceto Balsamico del Duca
L’origine dell’Aceto Balsamico del Duca
Quello che oggi rappresenta il loro prodotto di punta e che tutti conosciamo come Aceto Balsamico del Duca, non sembrava in origine essere destinato al successo che invece gli anni a venire gli hanno riservato.
Sì perché l’azienda nasce nel 1891, con l’intento di produrre e commercializzare una diversa gamma di prodotti: salumi, insaccati, formaggi (il formaggio grana ovviamente), vino (Lambrusco) e aceto.
Mica prodotti qualsiasi, ma veri capisaldi della tradizione modenese. Del resto questa è una zona fortunata in tal senso. E fortunati tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di godere dei suoi sapori. Ne sanno qualcosa due icone delle quattro ruote come Ferrari e Nuvolari, amanti “alla luce del sole” di Modena e dei suoi tesori.
Ma torniamo alla famiglia Grosoli. Una famiglia la cui qualità dei prodotti è marchio di fabbrica secolare, premiata addirittura a Genova nel 1927 durante l’Esposizione Internazionale, dove le venne conferito il “Diploma di Gran Premio e Medaglia d’Oro per la speciale lavorazione di prodotti tradizionali”.
L’Aceto Balsamico rappresentava invece un prodotto marginale, che prese piede solo nel 1974 grazie ad Adriano Grosoli, nipote dell’Adriano che nel 1891 avviò l’azienda di famiglia. Siamo ormai alla terza generazione, quella per così dire “della svolta”.
Un po’ di storia
Infatti Adriano decise di tornare nell’area fortunata in cui tutto aveva avuto origine, Spilamberto, per dedicarsi esclusivamente alla produzione di Aceto Balsamico, considerato più di nicchia e adatto a contrastare la commercializzazione su larga scala. Basti pensare che nei primi anni 80 erano solo 4 i produttori di Aceto Balsamico. Produzione cresciuta poi negli anni in tutto il territorio e che conta oggi 51 aziende produttrici.
La denominazione “Del Duca” arrivò in seguito, quando nonno Adriano in visita a palazzo Ducale rimase colpito dal quadro del Duca d’Este. Decise quindi di avanzare richiesta per utilizzare la sua immagine nelle etichette delle bottiglie. Richiesta che venne accolta e che conferì all’Aceto Balsamico prodotto dalla famiglia Grosoli la denominazione di Aceto Balsamico del Duca.
Oggi la figlia Mariangela porta avanti la gestione dell’azienda, che negli anni si è ampliata aprendosi anche al mercato estero, Europa e Giappone su tutti.
Curiosità – Acetaia Aceto Balsamico del Duca
Quando si parla di Aceto Balsamico è opportuno fare un importante distinguo, per meglio comprenderne la natura ed essere maggiormente consapevoli di ciò che si va a comprare.
Aceto balsamico Tradizionale di Modena DOP.
Si tratta di un Aceto di alta qualità, prodotto per tradizione dalle famiglie e in cui l’uva utilizzata è, fino all’imbottigliamento, interamente raccolta nella provincia di Modena.
Si ottiene dal mosto cotto che viene fatto raffreddare in un contenitore di legno dove inizia la fermentazione fino a marzo-febbraio, per consentire che le impurità si depositino. In primavera viene riempito lasciando la botte semi aperta, con un panno sopra a protezione.
Oggi viene preparato all’interno di caldaie d’acciaio ma, in origine, la preparazione avveniva a fuoco vivo per mezzo di caldaie a legna situate nei cortili.
La tradizione vuole che quando nasceva un figlio venisse avviata una batteria e, al compimento del 25° anno di età, tale batteria gli venisse donata, in special modo come dono di nozze.

Tradizione che negli anni è stata mantenuta e rappresenta tutt’ora un regalo davvero molto richiesto. Il numero di botti che compongono la batteria può variare ed ognuna di esse è costruita con un legno diverso.
Si parla di Aceto Tradizionale, quando l’invecchiamento arriva almeno a 12 anni e di Stravecchio, quando l’invecchiamento va oltre fino ad arrivare ai 25 anni, che rappresenta anche il limite.
È un tipo di Aceto da degustare a crudo, a gocce. Può essere assaporato da solo, versato semplicemente su un cucchiaino, oppure accompagnato a prodotti specifici che ne esaltano il sapore senza annullarlo, come il gelato.
La bottiglia originale è un prodotto di design, il cui artefice è Giugiaro.

Aceto balsamico di Modena IGP.
Le differenze rispetto a quello Tradizionale sono ingredienti utilizzati e tempistiche di invecchiamento.
Questo Aceto è infatti il risultato di una combinazione tra aceto di vino e mosto e presenta un invecchiamento di gran lunga inferiore, che va dai 2 mesi a massimo 3 anni.
Si tratta del classico Aceto Balsamico che ognuno di noi ha sulla propria tavola. Un prodotto sicuramente più versatile, da utilizzare in cucina anche in cottura. Rappresenta il 90% dell’Aceto esportato nel mondo e la sua versatilità è il motivo principale del suo successo.
Curiosità:
- Quando la botte dopo tanti anni non tiene più, viene rivestita con una botte nuova sopra quella più vecchia. In questo modo permette che i profumi del legno originario vengano conservati.
- si è soliti acquistare anche botti Barrique dai produttori di vino, che generalmente le vendono dopo 4 anni di utilizzo. Essendo botti già profumate possono conferire all’aceto dei sentori maggiori di vino.
- le prime acetaie risalgono all’anno 1747.
- i locali prescelti per la produzione dell’Aceto Tradizionale sono le soffitte delle case modenesi. Tali locali, a differenza delle tradizionali cantine, rappresentano l’ambiente ideale per la produzione dell’Aceto, grazie ai grandi sbalzi di temperatura tra caldo estivo e freddo invernale. Fattore determinante per la concentrazione del mosto e per la limpidezza dell’aceto.
- si prediligono botti di castagno, tino e frassino soprattutto.

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